Credo di amare la fotografia da sempre. Da piccola, passavo ore a guardare le foto in bianco e nero che mia nonna conservava in una grande scatola di latta, affascinata dalle persone e dai momenti cristallizzati su pellicola. Uno dei miei regali preferiti, in vacanza, erano quelle macchine fotografiche giocattolo che mostravano scatti da cartolina delle città d’arte italiane. Mi divertivo a scattare con la Kodak Instamatic di mio papà, mentre non condividevo la sua passione per le diapositive: per me il rapporto con la fotografia è sempre stato tattile, un bisogno di fermare il tempo e di poterlo riprendere in mano in qualsiasi momento, sfogliando album, toccando foto, portandolo con me ovunque. Crescendo, ho continuato a fare foto, ma non ho mai pensato di poter fare belle foto.  Le immagini avevano solo uno scopo documentale, ritraevo persone, vacanze, luoghi amati, senza chiedermi nulla sulla qualità degli scatti.

Il mio rapporto con la fotografia è cambiato con l’avvento del digitale: la grande libertà del poter scattare all’infinito, senza l’ansia di dover centellinare gli scatti e di dover investire nello sviluppo del rullino, ha fatto sì che cominciassi a scattare solo per il gusto di farlo. Ho cominciato a capire quali fossero gli scatti che preferivo, quelli per cui sono più portata, quelli che mi danno più gioia. In questo percorso di ricerca, ho trovato grandissimo stimolo e aiuto nella rete. Scoprire Flickr è stato come aprire la porta di un mondo fantastico, una sorta di enorme parco giochi pieno di stimoli e di scoperte. Ho passato ore a scorrere gallerie di fotografie, guardando gli scatti, selezionando in base al mio gusto e cercando di imparare il più possibile. I blog di fotografia non hanno fatto altro che arricchire questo percorso, grazie alla possibilità di approfondimento data dall’unione di immagini e parole. Io non sono una fotografa, non ho la minima nozione tecnica, ma se riesco a fare, ogni tanto, qualche foto decente, lo devo a chi ha condiviso per anni scatti in rete.

Le interviste che ho pubblicato qui questo mese sono dedicate a quattro dei fotografi che amo di più  e dai quali credo di aver imparato qualcosina. La mia prima scoperta è stata Andrea Scher. Era il 2004 e avevo appena iniziato ad avventurarmi nel mondo della fotografia digitale: Andrea mi ha fatto capire la bellezza della quotidianità, la possibilità di trasformare l’oggetto più prosaico in una piccola opera d’arte. Grazie a lei, ho cominciato a scattare foto a qualsiasi cosa, cercando di imparare a fermare l’attimo e a coglierne allo stesso tempo la bellezza. Anni dopo, ho scoperto la fotografia di Brian Ferry. Grazie a lui, ho imparato a “vedere” una foto prima di scattarla. Brian scatta fotografie dal taglio perfetto, immagini composte a regola d’arte e ho cercato di rincorrere la sua perfezione, guardando lo scatto prima di fare click, sia con gli occhi, senza ancora aver preso in mano la macchina fotografica, sia poi attraverso l’obiettivo. Poi è arrivata Jeanine Stewart. Di Jeanine mi hanno conquistato gli still life e la sgranatura tipica dell’uso della pellicola, tanto da farmi venire voglia di riprendere in mano la vecchia reflex di mio papà, che mi era proibito usare da piccola. E infine Olivia Rae James. Olivia è stata una scoperta molto recente, seguo il suo blog da poco tempo e ancora sto studiando le sue foto. Sicuramente, da lei vorrei imparare a scattare ritratti, acquisendo la sua capacità di catturare la bellezza delle persone.

Ricordo, tempo fa, di aver letto un’intervista a un fotografo famoso. L’intervistatore chiedeva come si imparasse a fare foto e l’artista rispose che, poste le basi tecniche, l’unico modo di imparare a fotografare è quello di osservare il lavoro degli altri. Nulla di più vero, nella mia modestissima opinione.

Mi chiamo Cinzia Ferri, passo buona parte del mio tempo a sognare viaggi, scattare foto, cucinare dolci e a leggere libri. Scrivo di tutto questo sul mio blog,  su Twitter e su Facebook.