25.08.2016

Il mio tour fotografico in India

25.08.2016

Il mio tour fotografico in India

E via che si parte per un nuovo viaggio!

Per fortuna, nemmeno le brutte notizie che tanto danneggiano il turismo internazionale riescono a terrorizzare quelli invasati dal demone della fotografia. Dove si va? In India! Un tour fotografico di 12 giorni in uno dei paesi più affascinanti al mondo che toccherà Nuova Delhi, il Ladakh chiamato anche “piccolo Tibet”, l’Himachal Pradesh, dove c’è Manali, la “Cortina Indiana” e il Punjab ad Amritsar, la città sacra dei Sikh, passando attraverso il secondo passo di montagna più alto del mondo, il Taglangla a 5328mt, su una delle strade più estreme che si siano mai viste (e che mi sia mai capitato di percorrere), la Leh-Manali Highway.

Un’avventura che vedrà diversi trasferimenti su diversi mezzi, tra aerei, treni, bus, tempo-traveller (una specie di minibus attrezzato per le strade dissestate) fino a rickshaw e, se necessario, pur di
muoversi, il dorso di mulo o a cavallo di una capra di montagna. Gli scatti in programma saranno ovviamente di ogni natura e stile, dal tradizionale panorama, che muovendoci in mezzo alle più alte catene montuose del mondo non mancherà di esser mozzafiato, o architettonici, che ci vedranno impegnati a scattare monasteri e altre strutture votive, fino a templi e scorci di città antiche e remote come Amritsar o anche la stessa Delhi, magari in condizioni di scarsa luce (siamo in stagione di “coda di monsone”) o addirittura in notturna.

Tutti, o quasi, questi ipotetici soggetti e buoni propositi, che faccio prima di ogni viaggio mediante l’ossessiva documentazione e studio preventivo, hanno in comune un minimo comun denominatore, ovvero l’uso di un cavalletto stabile corredato di una buona testa, robusta e regolabile, che viste le premesse di cui sopra, andrà ad arricchire ulteriormente il bagaglio da
caricare sulla povera capra di montagna.

Quindi quali dovrebbero essere i criteri per scegliere il nostro compagno di viaggio?

Innanzitutto direi che i due requisiti principali dovrebbero essere: stabilità, dal momento che scatto con due Nikon D810 armate di battery pack che, dotate di lenti come 70-200, non sono
esattamente dei fuscelli; e peso, dal momento che non tanto le compagnie aeree di linea quanto quelle locali (come quella che ci porterà dal Delhi al Ladakh) potrebbero imporre limiti di peso più
stringenti, tipo quelli delle Low Cost che tutti conosciamo, per non parlare di nuovo della povera capra che meno roba porta, più spedita viaggia. Inoltre non va dimenticata la robustezza del tutto,
visto che il viaggio vedrà i bagagli abbastanza sballottati per stive e bagagliai, infine la versatilità del tutto, che deve prevedere comodità e rapidità di allestimento in caso di “attimo fuggente” o
bisogno di foto impellente.

Dopo aver cercato, studiato, provato, soppesato e scartato e selezionato, la mia scelta, rigorosamente basata sul metodo scientifico, è stata il Manfrotto 190CxPro4 in fibra di Carbonio con una testa a tre vie XPRO (con manopole telescopiche che ne riducono ulteriormente l’ingombro). La testa, riposta assieme al treppiede in una robusta sacca, anche lei Manfrotto, viaggia durante le lunghe tratte, smontata per ridurre la lunghezza complessiva, su un lato del bagaglio da stiva (che è un mid-trolley), senza aggravarne troppo il peso complessivo, mentre, durante le tratte più brevi, viaggia montata sul cavalletto e nella sacca direttamente con me, nei bagagliai dei mezzi o a tracolla, dato il peso contenuto, durante le escursioni.

Inoltre, grazie ai meccanismi di cui sono dotate le gambe e la colonna principale, e la piastra a sgancio rapido della testa, la soluzione permette regolazioni pressoché infinite e adatte ad ogni
esigenza di scatto, dalla lunga esposizione notturna allo scatto rovesciato rasoterra con la colonna centrale montata al contrario, fino all’uso “workaround” come monopiede improvvisato, tenendo le gambe raccolte mentre si gironzola per una città o un tempio; fino addirittura a qualche scatto estremo fatto con il 70-200 moltiplicato x2, combinazione che, se non perfettamente stabilizzata,
regala senza pietà fastidiosissimi effetti di micromosso a chiunque.

Chiaramente un obiezione plausibile potrebbe essere sul perché non ho optato per una testa a sfera, che probabilmente alleggerirebbe ulteriormente il carico, tesi che sposo e soluzione che
consiglio, ma che non faccio mia perché sono abituato alle manopole, chissà, magari un giorno provo la sfera e me ne innamoro, mai dire mai. L’altra obiezione potrebbe riguardare il prezzo del tutto, che è vero, non è propriamente considerabile “economico”, tuttavia, il mio ragionamento è sempre quello del fotografo che viaggia, ovvero: faccio migliaia di chilometri per andare a FARE FOTOGRAFIE, investo TEMPO, DENARO e altre risorse in viaggi, in macchine fotografiche e in lenti di QUALITA’ per portare a casa risultati che mi soddisfino appieno, accetto disagi, fatiche e stanchezza, per poi rischiare affidando il tutto ad un supporto, che magari è più economico, ma magari è anche instabile o poco preciso? Sarebbe come comprare una supercar e montarle gomme ricoperte. Quindi, preferisco impegnare economicamente qualcosa in più e affidare la mia attrezzatura e i miei ricordi più preziosi, nonché i miei lavori più sentiti, a qualcosa che mi garantisce che se il risultato non è buono, la colpa è solo mia.

Per il resto, posso concludere dicendo che ancora una volta il mio fido 190 non mi ha deluso, dopo essere sopravvissuto ad un uragano in Messico, tutte le Medine delle città imperiali marocchine, le sabbie dei deserti americani che si infilano ovunque, mi ha permesso di portare a casa dall’India gli scatti che avevo previsto più quelli che non avevo pianificato! Come diceva Hannibal Smith dell’A-Team, “adoro i piani ben riusciti”.

Riccardo Mantero

06 - Me

Riccardo Maria Mantero, classe 1971, laurea in informatica e esperienza professionale presso le principali società del settore; da sempre affascinato dal mondo e dalle sue immagini, viaggia per passione e fotografa per vocazione e per ricordarsi dove è stato. Numerosi suoi lavori sono stati selezionati da riviste del settore e da alcuni famosi brand e siti specializzati.

Pur avendo iniziato dalla pellicola passando per diversi marchi, tra cui la prima Kodak a 7 anni, dopo il passaggio al digitale fotografa con corpi Nikon della serie D8XX che porta sempre con sé durante tutti i suoi spostamenti.

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