22.09.2016

Pixi, il treppiedi “salva foto”

22.09.2016

Pixi, il treppiedi “salva foto”

Chi si ricorda il romanzo di Jules Verne “Il giro del mondo in 80 giorni”? Nel romanzo, pubblicato nel 1873, si narrano le avventure di un certo Phileas Fogg, personaggio ricco e fortemente abitudinario che per scommessa, accetta di provare a fare il giro del mondo appunto in 80 giorni, che per il 1873 era da considerare un tempo fantascientifico. Ricordo che da bambino sono stato molto affascinato dalla storia, anche grazie alla sua trasposizione in cartoni animati, e forse il demone del viaggio mi ha conquistato lì; la cosa curiosa del cartone animato era che Phileas Fogg, prima di partire per ogni tappa del viaggio, elencava a Passepartout, il suo fido aiutante, una serie di oggetti da mettere in valigia, tutti oggetti apparentemente senza senso e correlazione ma che puntualmente, durante l’episodio stesso, si rivelavano tutti, non semplicemente utili, ma fondamentali.

Questo lungo preambolo per dirvi che quando ci organizziamo per un viaggio fotografico, diventiamo tutti dei Phileas Fogg; infatti, non so voi, ma io normalmente nell’attrezzatura tendo a stipare ogni sorta di aggeggio che suppongo tornerà utile durante questa o quell’escursione; sacche di nylon in caso di deserto sabbioso, custodie impermeabili se si va al mare o per uragani, trigger e telecomandi di ogni genere… Pensate che in una borsa fotografica, quando cercavo l’oro nel Klondike, ho addirittura visto una trappola per orsi! Ovviamente scherzo, ma qualcuno che conosco porta il siero antivipera anche dove non si è mai vista una vipera a memoria d’uomo!

Tuttavia, nonostante le precauzioni per le evenienze più catastrofiche che normalmente non si verificano e nel remoto caso si verifichino, l’ultimo dei nostri pensieri è: “Hey! Ho l’aggeggio giusto!”. Esistono oggetti che sono definibili “invarianti”, ovvero oggetti che è sempre meglio portare, perché prima o poi torneranno utili, e la domanda non è “se”, ma “quando”, perché presto o tardi, il giorno arriva, un po’ come il panettone a Natale.

Broadway, the 5th and the 6th Avenue (Avenue of the Americas) illuminated, like the arteries of a giant living being, and shot from the top of the Empire State Building after the sunset, during the blue hour, when the City begins to switch on his lights. The cars draw long trails on the camera film, the gold of the pinnacles shimmers as the sky turns to dark purple.. I can say I've traveled to NY to obtain exactly this photo for my collection.. The picture is composed of 5 long exposition HDR (from till 30secs) printed on a big surface reveals an incredible number of invisible small particulars. The native resolution is 34.1Mp (7148x4764) and can be printed without loosing details up to huge dimensions.

Proprio sotto Natale di qualche anno fa ho imparato la lezione che mi ha fatto maturare questa teoria: quell’anno io e Giovanna, la mia compagna di vita, viaggi e avventure, decidemmo di andare a curiosare a New York per vedere lo sfarzo degli addobbi natalizi della Grande Mela che, come sempre, erano spettacolari; in più, sempre per non perdere l’attimo, mi ero prefisso una serie di scatti in determinate zone iconiche della città, tipo una notturna dal “Top of  the Rock” (che è la cima del grattacielo Rockfeller Center) con vista sull’Empire State Building, tutta Manhattan e Wall Street, o dalla cima dell’Empire State Building stesso, magari al tramonto o all’ora blu, quindi la Central Station e tanti altri… insomma, tutti quei posti dove se vai a New York non puoi mancare una foto.

La sera che salimmo sul “Top of the Rock” faceva anche abbastanza freddo, era Dicembre e beh, in cima a un grattacielo col vento non è che si stia proprio al calduccio; partimmo armati di Nikon, cavalletto Manfrotto 190CxPro4 chiuso nella sua sacca, zainetto con vari aggeggi e obiettivi, insomma, la dotazione standard. Una volta in cima, passati tutti i controlli di sicurezza e i metal-detector, durante i quali nessuno lamentò nulla di irregolare, arrivammo in cima alla torre, che, visto il clima, non era il posto più affollato di Manhattan. “Bene bene” pensai fregandomi le mani più per la soddisfazione che per il freddo, “ora mi piazzo, e faccio tutte le foto che mi gira delle luci della città in piena notte, anzi, mi sparo anche qualche HDR a lunga esposizione”.

Con la massima calma estrassi il cavalletto dalla sacca, allungai le gambe, lo piazzai contro il parapetto, montai la D800 sulla testa e tempo di guardare nell’oculare, mi trovai di fianco un cubo di carne con gli occhi e in divisa blu che disse: “Tripods aren’t allowed”, “i cavalletti non sono permessi”, e alla mia domanda sul perchè, visto che sulla torre eravamo in 10 mi rispose che era “su richiesta della direzione”.

Dirlo prima, magari alla base, pareva brutto eh? Bel problema e bella delusione: mi ero fatto 6000km per fare quelle foto e ora? La direzione non vuole che le faccia? Potrei appoggiarmi sul parapetto, ma la lente? Che faccio?

Poi, l’illuminazione: tra i miei 200 oggetti inutili, tra cui la trappola per orsi (si sa mai, nel Jersey ogni tanto ce ne sono), ripiegato assieme alle lenti, c’era quella che da quel giorno sarebbe diventata “l’invariante alla Phileas Fogg”: un Manfrotto Pixi. Quindi, senza dar troppo nell’occhio per evitare che alla direzione non andasse bene neppure quello, dopo aver smontato il battery pack avvitai il Pixi direttamente nel corpo macchina, e usando Giovanna come “schermo” (fai la vaga) tra me e il cubo di carne in divisa, appoggiai il tutto sul parapetto, mantenendo la cinghia della macchina fotografica legata al collo, onde evitare “lanci di DSLR” dal tremiliardesimo piano; scatto col timer pronto, e via!! Tutte le lunghe esposizioni che avevo voglia di avere finirono, a dispetto della Direzione, nelle mie memory cards. Unica nota negativa furono le maledizioni di Giovanna per il dover far da palo al freddo e al vento, ma i risultati direi che siano stati pienamente soddisfacenti, almeno per quel che mi ero prefisso di fare.

Like a giant light sabre, the Empire State Building casts his light to the sky of a sleepless Manhattan. The long exposition of this shot, taken from the "Top of the Rock", reveals a lot of intriguing details and colors of the city, the lights on the bridges, the huge number of offices still opened, boats and ships over the river, the well illuminated Statue of Liberty on the far distance, spotlights and lamps in every place.. Everything drives me to ask myself a question: how much does cost the electricity bill of New York City? Come una spada laser gigante, l'Empire State Building proietta la sua luce verso il cielo di una Manhattan che non dorme mai. Una lunga esposizione fatta dal "Top of the Rock" rivela un sacco di dettagli intriganti e colori della città: le luci sui ponti, l'enorme numero di uffici ancora accesi, barche e navi sul fiume, la Statua della Libertà ben illuminata in lontananza, fari, faretti e luci ovunque .. Tutto mi spinge a pormi una domanda: Quanto costa la bolletta elettrica di New York City?

Come una spada laser gigante, l’Empire State Building proietta la sua luce verso il cielo di una Manhattan che non dorme mai. Una lunga esposizione fatta dal “Top of the Rock” rivela un sacco di dettagli intriganti e colori della città: le luci sui ponti, l’enorme numero di uffici ancora accesi, barche e navi sul fiume, la Statua della Libertà ben illuminata in lontananza, fari, faretti e luci ovunque .. Tutto mi spinge a pormi una domanda: Quanto costa la bolletta elettrica di New York City?

Stessa situazione, ma con presupposti lievemente diversi, sull’Empire State Building la sera dopo: anche lì, cavalletto portato fino in cima senza problemi, e stavolta nessun divieto di montarlo, almeno evidente, solo uno: la calca mostruosa di persone che si affollavano per vedere il tramonto sulla terrazza panoramica. Risultato, il cavalletto c’era ma era assolutamente improbabile, per non dire impossibile, montarlo, e di nuovo il Manfrotto Pixi salvò la giornata; di nuovo avvitato direttamente al corpo macchina, di nuovo appoggiato sul parapetto, di nuovo usando lo scatto temporizzato per limitare le vibrazioni, lunga esposizione, ed ecco i risultati delle mie fatiche.

From the top of the Empire State Building, challenging the usual pressing crowd and the wind chill; while waiting for the night to frame the NY lights, the sky took fire with this stunning sunset. This is another shoot for which I travelled to NY. Got it! As usual I've tried to obtain an high level of detail, it is possible to see the most famous bridges, like the Brooklin Bridge and the Verrazzano Bridge then Ellis Island and Liberty Island with the silhouette of Lady Liberty against the red reflection in the water. The golden domes were reflecting the last rays of light and the first artificial lamps like mirrors interrupting the monotone colors of the buildings. I had to export in Adobe RGB to preserve the red gradient however as usual the original image (36,5 Megapixels) has more and more hues and better colors and if printed in large format can reach a maniacal level of detail.

Simili condizioni ancora alla Central Station, luogo ove è possibile portare un cavalletto, anche ingombrante, e montarlo, tuttavia, a volte la pigrizia non aiuta i bravi fotografi, quindi essendo io un cattivo e pigro fotografo, ho chiesto aiuto a un pilastrino di una delle scalinate e di nuovo al Pixi.

A classic view of the Grand Central Station with XMas lights and people moving faster, the only ones who were standing, were the ones with phones or taking photos. Me included!

Così come davanti alla Fontana di Trevi appena ristrutturata a Roma, dove “la sovrintendenza non vuole che si facciano foto professionali”, affidando ad un vigile urbano la chiarissima identificazione e distinzione tra fotografo professionista e non, o ancora ad Amritsar, nel Punjab in India, nel tempio d’oro dei Sikh, dove per motivi di ordine e decoro non è permesso a tutti montare cavalletti vistosi.

The restore of world famous masterwork, the Trevi Fountain, in Rome, has just been completed, now its white marbles are back and are illuminated by a new set of lights, this is its new face.

This is the magnificent Harmandir Sahib of Amritsar, in the sacred City of the Sikhs- The most famous gurudwara in the world. Just wait for the night and its reflection in the water will transform everything in pure gold. Magic

Apro solo una veloce parentesi per assicurarvi che sul Pixi, non ho montato una piccola compatta o poco di più, ma tutta una Nikon D800 o D810, a volte complete di Battery pack innestato, corredate di lenti del peso del 16-35 o 24-70 che non sono proprio dei 35mm, e, semplicemente allineando la lente ad uno dei piedi, ho mantenuto una stabilità eccezionale.

Insomma, da quel giorno sul Rockfeller Center, a dispetto di Phileas Fogg, di Passpartout e degli altri 200 strani ammennicoli che orbitano attorno ai miei corpi macchina, il Manfrotto Pixi si è guadagnato un posto d’onore nel mio zaino e da lì non è più uscito, o meglio, quando è uscito ha risolto la situazione e salvato la giornata.

Riccardo Maria Mantero, classe 1971, laurea in informatica e esperienza professionale presso le principali società del settore; da sempre affascinato dal mondo e dalle sue immagini, viaggia per passione e fotografa per vocazione e per ricordarsi dove è stato. Numerosi suoi lavori sono stati selezionati da riviste del settore e da alcuni famosi brand e siti specializzati.

Pur avendo iniziato dalla pellicola passando per diversi marchi, tra cui la prima Kodak a 7 anni, dopo il passaggio al digitale fotografa con corpi Nikon della serie D8XX che porta sempre con sé durante tutti i suoi spostamenti.

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