Dai 800 metri del Monte Nebo si vede la Terra Santa, la Valle del Giordano, Gerico e nelle giornate limpide Gerusalemme. Dal Monte Nebo si indaga. Mosè ebbe la visione della Terra Promessa, ma ognuno può avere la propria. Nel 2000 Giovanni Paolo II salì sul Monte e piantò un albero di ulivo, ma ognuno può piantare il suo seme. Della Giordania tutti conoscono la celeberrima Petra, che nel 2007 è stata dichiarata una delle 7 Meraviglie del mondo moderno, ma il Monte Nebo è mistico.
A nord, verso Amman. La città delle 14 montagne sale e scende, s’inerpica sull’orizzonte e sprofonda nella Down Town. Nel III secolo a.C. la chiamavano Filadelfia, avrebbero dovuto dire San Francisco. Amman è bianca, di bianco calce. Le case calcaree si inseguono in fila, una terrazza sull’altra e a guardarle facendo una piroetta formano una spirale verticale di cerchi concentrici. Case sedute dentro un anfiteatro. La modernità è nella parte occidentale, pub, discoteche, centri commerciali, in quella orientale il suq, l’anfiteatro romano e la Cittadella che conserva i resti del poderoso Tempio di Ercole, quattro colonne visibili da ogni punto della città.
Gerasa compete con la Cittadella di Amman. E gioca per vincere. I Greci, Alessandro Magno ma soprattutto i Romani che la fecero raffinata, avveniristica. L’antica Gerasa è moderna quanto i Fori, gli scavi di Ostia, quelli di Selinunte o Pompei piuttosto. Il Foro ovale che sembra disegnato dal Bernini, l’imperioso arco di Adriano, a destra l’Ippodromo, sotto la porta meridionale, sopra quella settentrionale, il Tempio di Giove e quello di Artemide, il Teatro e il Ninfeo. Lungo il decumano di Gerico tiri il fiato, anche se toglie il respiro.
Seguendo la Strada dei Re alla fine c’è Petra. In un bacino tra le montagne i Nabatei hanno intravisto l’invisibile. Si scivola lungo il Siq, un chilometro di gola tra due pareti rocciose alte 80 metri e una larghezza che si riduce anche fino a un braccio. La Porta del Tesoro, intagliata nella roccia, esplode negli occhi e tinge il mondo di rosa. Alla fine del colonnato romano si sale in sella a un mulo che si inerpica lambendo il dirupo. Chiudete gli occhi e affidatevi. Dopo mille gradini c’è il Monastero e morbide coperte e dell’ottimo The e all’ombra, un vento leggero. Siate generosi di fotografie e poi tornate a Petra di notte, tra candele e canti beduini.
C’è quella formazione rocciosa come un sontuoso leone marino, nel Wadi Rum. E la cresta del drago. Ma il canyon cambia e rinasce. Sarà una Fenice, allora. In gobba a un cammello o di un cassonato 4×4 entrate nel deserto Rosso, pernottate con i beduini, cenate attorno a un falò, ballate con la musica araba. All’alba correte incontro al sole che sorge sotto la duna più alta. Poi, tornate. Ovunque sia.
Un viaggio in Giordania è un viaggio nella storia, in un crocevia di culture, un viaggio senza confini.
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Tutte le fotografie sono state scattate con iPhone6, non sono stati utilizzati filtri ed app di editing.
E’ un progetto fotografico #nofilter